Messaggio per la XV sessione della Conferenza della FAO (1969)

In occasione della XIV sessione della Conferenza della FAO, non vi fu alcun messaggio papale per i delegati. Tuttavia, Sua Santità, Papa Paolo VI, si rivolse loro durante l'Angelus Domini con il seguente appello:

 

ANGELUS DOMINI

DI SUA SANTITA'

PAOLO VI

IN OCCASIONE DELLA

XIV SESSIONE DELLA CONFERENZA DELLA FAO

16 NOVEMBRE 1969

 

Noi abbiamo celebrato la Messa, questa mattina, nella Basilica di S. Pietro, e vi assistevano molti Delegati e Osservatori della Conferenza Generale della F.A.O. (che è l’organo delle Nazioni Unite per l’alimentazione e per la promozione dell’Agricoltura nel mondo); ed erano pure presenti i Coltivatori diretti italiani, convenuti a Roma per la Giornata del Ringraziamento, promossa dalla loro Confederazione Nazionale.

Abbiamo così una volta ancora pensato al pane; sì, anche al pane materiale, al pane economico di cui ha bisogno l’umanità; e Ci siamo ricordati che l’umanità, nella sua maggioranza, ha fame, soffre ancora la fame. Noi viviamo in un ambiente sociale, dove questo bisogno è normalmente soddisfatto, sebbene tante agitazioni ci avvertano che per molti non è soddisfatto abbastanza. Ma poi dimentichiamo i molti che veramente sono nell’indigenza e mancano non soltanto del benessere proprio della società moderna, ma del necessario. Soffrono, stentano, muoiono. Sono popoli interi. E anche vicino a noi, nel cuore stesso delle grandi città, e più spesso alle periferie vi sono tante miserie, tanti bisogni, che attendono soccorso e rimedio; e non solo da chi presiede alla comunità sociale, ma anche dai concittadini, dall’iniziativa privata, dai fratelli.

Ricordiamoci di questo. Primo, per rinunciare noi stessi al superfluo, allo spreco, all’inutile: bisogna non sciupare il «pane»; bisogna aver riverenza al bene economico in vista d’una distribuzione più equa, più larga, più umana. Secondo: dobbiamo ciascuno compiere opera di bene per chi è nella sofferenza e nel bisogno. Bisogna dare sostegno e obolo alle opere di assistenza, all’esercizio della carità. È questa una prima giustizia.

Raccomandiamo questa sensibilità, questa effusione di opere buone, di misericordia, a voi, Romani, specialmente, se volete che la nostra città meriti sempre il titolo glorioso e antichissimo di «presidente della carità».