In occasione della XXVIII Giornata Mondiale dell'Alimentazione, Sua Santità, Papa Benedetto XVI, ha rivolto il seguente messaggio al Direttore Generale della FAO, Sig. Jacques Diouf:
MESSAGGIO
DI SUA SANTITA'
BENEDETTO XVI
PER LA
XXVIII GIORNATA MONDIALE DELL'ALIMENTAZIONE
13 OTTOBRE 2008
Signor Jacques Diouf
Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite
per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO)
Il tema scelto quest'anno per la Giornata mondiale dell'Alimentazione, "La sicurezza alimentare mondiale: le sfide del cambiamento climatico e delle bioenergie", è motivo di riflessione su quanto è stato realizzato nella lotta contro la fame e sugli ostacoli all'azione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) di fronte alle nuove sfide che minacciano la vita della famiglia umana.
Questa giornata si celebra in un momento particolarmente difficile per la situazione alimentare mondiale, quando la disponibilità di alimenti sembra insufficiente rispetto al consumo e le condizioni climatiche contribuiscono a mettere in pericolo la sopravvivenza di milioni di uomini, donne e bambini, costretti ad abbandonare la loro terra alla ricerca di cibo. Queste circostanze implicano che, insieme alla FAO, tutti possano rispondere in termini di solidarietà, con azioni libere da ogni condizionamento e realmente al servizio del bene comune.
Lo scorso giugno, la Conferenza di alto livello è stata l'occasione per la FAO di ricordare alla Comunità internazionale le sue dirette responsabilità di fronte all'insicurezza alimentare quando le forme di aiuto di base per le situazioni d'urgenza rischiano di vedersi limitate. Nel messaggio che ho allora rivolto ai partecipanti, ho indicato la necessità di adottare "provvedimenti coraggiosi, che non si arrendano di fronte alla fame e alla malnutrizione, come se si trattasse semplicemente di fenomeni endemici e senza soluzione (Messaggio alla Conferenza di alto livello sulla sicurezza alimentare mondiale, 2 giugno 2008).
Il primo impegno è quello di rimuovere i motivi che impediscono un autentico rispetto della dignità della persona. I mezzi e le risorse di cui il mondo dispone oggi possono fornire cibo sufficiente a soddisfare le necessità crescenti di tutti. Lo dimostrano i primi risultati degli sforzi compiuti per aumentare i livelli globali di produzione di fronte alla carenza registrata nei recenti raccolti. Allora, perché non è possibile evitare che tante persone soffrano la fame fino alle conseguenze più estreme?
Sono molti i motivi di questa situazione, nella quale spesso coesistono abbondanza e penuria. Si possono così menzionare la corsa al consumo che non si ferma nonostante una minore disponibilità di alimenti e impone riduzioni forzate alla capacità nutrizionale delle regioni più povere del pianeta, o la mancanza di una volontà decisa per concludere negoziati e per frenare gli egoismi di Stati e di gruppi di Paesi, o ancora per mettere fine a quella "speculazione sfrenata" che condiziona i meccanismi dei prezzi e dei consumi. Un ruolo importante svolgono pure l'assenza di una corretta amministrazione delle risorse alimentari causata dalla corruzione nella vita pubblica o i crescenti investimenti in armamenti e in tecnologie militari sofisticate a detrimento delle necessità primarie delle persone svolgono.
Questi motivi, anche se molto diversi, hanno origine in un falso senso dei valori sui quali si dovrebbero fondare le relazioni internazionali, e in particolare in quell'atteggiamento diffuso nella cultura contemporanea che privilegia solo la corsa verso i beni materiali, dimenticando la vera natura della persona umana e le sue più profonde aspirazioni. Il risultato è, purtroppo, l'incapacità di molti di farsi carico delle necessità dei poveri, di capirli e di ammettere la loro dignità inalienabile.
Una campagna efficace contro la fame richiede dunque molto di più di un semplice studio scientifico per far fronte ai cambiamenti climatici o per destinare in primo luogo la produzione agricola all'uso alimentare. È necessario, prima di tutto, riscoprire il significato della persona umana, nella sua dimensione individuale e comunitaria, a partire dal fondamento della vita familiare, fonte di amore e di affetto da cui proviene il senso della solidarietà e della condivisione. Questo quadro risponde alla necessità di costruire relazioni fra i popoli basate su una costante e autentica disponibilità, di rendere ogni paese capace di soddisfare le necessità delle persone nel bisogno, ma anche di trasmettere l'idea di relazioni fondate sullo scambio di conoscenze reciproche, di valori, di assistenza rapida e di rispetto.
Si tratta di un impegno per la promozione di una giustizia sociale effettiva nelle relazioni fra i popoli, che richiede a ognuno di essere consapevole che i beni del creato sono destinati a tutti e che nella comunità mondiale la vita economica dovrebbe essere orientata verso la condivisione di questi beni, verso il loro uso duraturo e la giusta ripartizione dei benefici che ne derivano.
Nel contesto mutevole delle relazioni internazionali, in cui sembrano aumentare le incertezze e intravedersi nuove sfide, l'esperienza fino a qui acquisita dalla FAO - con quella delle altre istituzioni che operano nella lotta contro la fame - può svolgere un ruolo fondamentale per promuovere un modo rinnovato di intendere la cooperazione internazionale. Una condizione essenziale per aumentare i livelli di produzione, per garantire l'identità delle comunità indigene, e anche la pace e la sicurezza nel mondo, è di assicurare l'accesso alla terra, favorendo così i lavoratori agricoli e promuovendo i loro diritti.
In tutti questi sforzi, la Chiesa cattolica vi è vicina, come testimonia l'attenzione con cui la Santa Sede segue l'attività della FAO dal 1948, sostenendo costantemente i vostri sforzi, affinché possa proseguire l'impegno per la causa dell'uomo. Ciò significa concretamente l'apertura alla vita, il rispetto dell'ordine del creato e l'adesione ai principi etici che sono da sempre alla base del vivere sociale.
Con questi auspici, invoco la Benedizione dell'Onnipotente su di lei, signor direttore generale, così come su tutti i rappresentanti delle nazioni, affinché possiate lavorare con generosità e senso della giustizia verso le persone più abbandonate.
Dal Vaticano, 13 ottobre 2008
BENEDETTO XVI